LO SPELEOLOGO
di NICOLAS ICARDI
Gram Parsons, pseudonimo di Ingram Cecil Connor III,nasce il 5 novembre 1946 a Winter Haven, Florida.E’ a detta di molti l’inventore del country-rock, uno dei generi più popolari degli anni ’70, ed ha esercitato un’influenza enorme sui folksinger dopo l’uscita dei suoi album. Dopo un infanzia difficile (perse il padre, suicidatosi, e poi la madre, alcolizzata) Gram si era messo a suonare la chitarra ed a cantare con dei gruppetti di provincia, ed aveva assorbito il rock’n’roll fino in fondo, anche per allontanarsi per un pò da quei problemi che lo inseguivano costantemente. Aveva capito però che la musica lo poteva salvare, che con essa poteva fuggire dalla triste realtà quotidiana. Erano i primi anni ’60, il posto del rock’n’roll stava per essere preso dal movimento del folk-revival. Quelle canzoni, che raccontavano storie di perdizione e redenzione, furono una scoperta grandiosa per Gram. Era il 1965 e Parsons 19enne, già segnato dal suo passato difficile, iniziò allora la sua dipendenza dall’alcool e la droga. Da allora gli eventi si susseguirono in maniera folgorante e senza sosta. Intanto l’incontro col country, soprattutto con Hank Williams. Poi, fonda il suo primo gruppo, la International Submarine Band, cui il primo disco, Safe at Home, usciva nel 1968, ma Gram allora aveva già lasciato la band per unirsi ai Byrds, alla ricerca di un sostituto di David Crosby. Rimase pochi mesi nel gruppo, gli bastarono per rivoluzionare la storia della musica americana. Parsons portò nel gruppo una buona dose di genio e sregolatezza, nonché un’influenza country che sconvolse le atmosfere musicali del gruppo. Un solo disco, “Sweetheart of the Rodeo”, e come per incanto, il country-rock era ufficialmente nato. Parsons era ormai diventato una star. Si faceva vedere in giro con Mick Jagger e Keith Richards, lasciandosi andare ad ogni genere di eccessi. Era diventato intrattabile, al punto che Roger McGuinn dei Byrds, a cui aveva “rubato” lo scettro di leader, lo cacciò senza troppe remore dal gruppo. Dopo il turbolento distacco dai Byrds, Gram decise di ripartire alla grande, per dimostrare di essere il migliore. Prese con se dei fenomeni come Chris Hillman dai Byrds, Chris Etheridge e soprattutto Sneeky Pete Kleynow e formò i Flying Burrito Brothers. Era il 1969 e la creatività di Parsons come songwriter era allora allo zenith, mai come allora era riuscito a scrivere con tanta facilità. Bastarono un anno e mezzo e due album, “The Gilded Palace of Sin” e “Burrito Deluxe”, per segnare un’altra tappa fondamentale nella storia del rock. Quell’impasto tra country da grandi spazi, soul e rock’n’roll, non si era mai sentito da nessuna parte. L’avrebbero poi chiamato “country cosmico”. Il riscontro di pubblico, però, tardava ad arrivare. Dopo due soli album, Parsons perse il posto, sempre per colpa della vita sregolata che conduceva nell’angelico inferno di Los Angeles cantato dai suoi testi. Intanto dopo le prove generali con la International Submarine Band, Byrds e Flying Burrito Brothers, Parsons si sentiva finalmente pronto per registrare il primo disco solista. Nel 1972 la sua carriera sembrava essere in rampa di lancio. Aveva appena incontrato Emmylou Harris, una giovane cantante country che sembrava essere fatta apposta per duettare con lui, aveva radunato una manciata di amici, tra cui i componenti della band di Elvis Presley e nonostante i soliti problemi con alcool e droga, che spesso e volentieri lo rendevano instabile ed intrattabile, Gram si rimboccò le maniche e realizzò un album vicino alla perfezione. Lo pubblica nel 1973, “GP”. Un album seminale, a cui manca ancora la coerenza e la coesione del successivo, ma che rappresenta un primo passo verso la maturità. Parsons, intanto, era oramai incontrollabile. Emmylou Harris, cercò di allontanarlo dal baratro, intraprendendo con lui oltre ad un sodalizio artistico anche umano. Ma nemmeno lei riuscì a salvare Gram da quei fantasmi che lo inseguivano da tutta la vita. Un mix di alcol e droghe lo stroncò nel deserto Californiano a Joshua Tree il 19 settembre 1973. Il testamento artistico di un grande genio musicale, “Grievous Angel” esce nel gennaio 1974, pochi mesi dopo la morte del suo autore. Quel sound, detto “country cosmico”, che Parsons aveva creato già con i Flying Burrito Brothers, raggiunge qui la sua perfezione. Ogni canzone è un gioiello, una gemma perfetta e purissima, suonata alla perfezione da un gruppo di grandi musicisti, tra cui ricordiamo James Burton, già chitarrista di Elvis Presley, Emory Gordy al basso, Byron Berline al flauto ed al mandolino e l’Eagles Bernie Leadon alla chitarra. Di fronte ad un capolavoro del genere non si può che restare in silenzio e rimpiangere il vuoto lasciato da un musicista tanto geniale quanto fragile e tormentato. Parsons è riuscito, in soli 27 anni di vita, a rivoluzionare la scena musicale americana come pochi prima di lui. Ed è uscito di scena come un mito, vivendo al limite fino all’ultimo.
Tra i tanti classici della sua discografia, ve ne propongo 4:
“The Dark End of the Street” da “The Gilded Palace of Sin” dei Flying Burrito Brothers del 1969, un classico del soul di Dan Penn. La voce personale, malinconica e dolce di Parsons rimane sempre sugli scudi nel descrivere gioie e dolori dell’amore.
“She” dall’album “GP” del 1973, capolavoro di equilibrio e di dolcezza, con Gram che mescola da par suo country e soul.
“Hearts on Fire” da “Grievous Angel” del 1974, ballata da brividi, dolci fraseggi di chitarra e toccanti intrecci vocali tra Gram e Emmylou.
“In My Hour of Darkness” sempre da “Grievous Angel”, un momento di grande emozione, il definitivo testamento di Gram Parsons.
THE FLYING BURRITO BROTHERS – THE DARK END OF THE STREET – 1969
GRAM PARSONS – SHE – 1973
GRAM PARSONS – HEARTS ON FIRE – 1974
GRAM PARSONS – IN MY HOUR OF DARKNESS – 1974