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Curtis Mayfield – Il falsetto di Dio

 

 

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

Non sono tanti gli artisti che nella storia della musica popolare possono vantare una discografia tale da mantenersi a lungo su alti livelli qualitativi: uno di questi è sicuramente Curtis Mayfield, una delle voci più carismatiche nella storia della black music tutta ma anche una delle più sottovalutate. Nato a Chicago nel 1942, si fa conoscere sin da giovanissimo quando già nel ’58 da vita insieme agli altri amici di Chicago alla band degli Impressions, una delle formazioni più importanti del panorama soul, di cui Mayfield era il cantante e principale compositore. Impegnata nella lotta per la rivendicazione dei diritti civili della comunità nera, il gruppo fu autore di capolavori intrisi di soul, r’n’b, gospel, quali “Keep On Pushin'” , “I Made A Mistake” e in particolare, “People Get Ready”. Gemme intrise di un’ideale fatto di fede, speranza, libertà, autentica trasposizione in musica del messaggio di fratellanza universale portato avanti in quegli anni da personaggi come Martin Luther King. Nella seconda metà degli anni ’60 Mayfield fonda una propria etichetta, la Curtom, e lascia gli Impressions per iniziare la sua carriera da solista. Se con il vecchio complesso la struttura dei brani era quasi sempre melodica, le sue prove da solista mostrano un sound di ispirazione psichedelica e per i vecchi estimatori è uno choc. I due singoli così impostati, “Don’t Worry”(1970) e sopratutto “Move on Up”(1971) che conteneva un messaggio d’incitamento al popolo nero, preparano la via al suo primo album “Curtis”(1970) che contiene altri temi di grande impatto sociale e a “Curtis Live”(1971), tratto da un concerto a New York. Alla fine del ’71 è la volta del secondo album solista “Roots” ma è solo più avanti, con l’eccellente ma meno avanguardistico “Super Fly”(1972), colonna sonora del film omonimo, che arriverà in vetta alle chart. Mayfield mescola percussioni latine, ritmi di soffice funk e qualche sfumatura pre disco-music. I testi sono come sempre intelligenti e originali, con particolare riguardo ai problemi della droga: spiccano l’amara e ammiccante “The Pusherman” e il singolo “Freddy’s Dead” che riceve una nomination all’Oscar. “Super Fly” non è soltanto uno splendido album: visto in prospettiva, è l’archetipo del funk “duro e puro” dei primi ’70. Un disco affollato di bellissimi e forsennati ritmi, eccellenti melodie e testi decisamente unici. L’anno successivo Mayfield in uno show televisivo celebra la reunion con alcuni grandi artisti di Chicago tra cui vecchi amici degli Impressions ma l’album “Curtis in Chicago”(1973) non ha un esito felice. Ciò nonostante, l’artista continua a tenere concerti con successo e a proporre ottimi dischi che trattano temi di grande interesse. In “Back to the World”(1973), ad esempio, si parla di reduci dal Vietnam o del ruolo dei neri nella società statunitense. Gli album seguenti si mantengono su un buon livello, “Got to Find a Way”(1974) con la bella “Ain’t No Love Lost” , “Sweet Exorcist”(1974), “There’s No Place Like America Today”(1975) ottimo album che contiene due perle di Mayfield “Billy Jack” e “So in Love” e “Give, Get, Take and Have”(1976), questi album otterranno critiche favorevoli ma non un grande seguito di pubblico. Il successo di “Superfly” costrinse quasi Mayfield a comporre colonne sonore per altri film, che però fece cantare ad altri, tranne per la colonna sonora di “Short Eyes”(1977) che contiene una delle ultime hits “Do Do Wap is Strong in Here”. Le successive uscite discografiche sono inquinate dalla disco music: “Never Say You Can’t Survive”(1977), “Do It All Night”(1978), “Heartbeat”(1979), “Something to Believe In” (1980), “The Right Combination”(1980) in collaborazione con la cantante disco Linda Clifford, e solo qua e là troviamo alcune tracce illuminate dall’abilità compositiva e interpretativa del grande artista di Chicago. Inizia così il suo declino che, alla soglia degli anni ’80, ne provoca l’allontanamento dalle scene per qualche anno. Mayfield torna a produrre nei primi anni del nuovo decennio con prodotti via via più sicuri e di buon livello, in particolare “Love Is the Place” (1982), “Honesty”(1983) e l’ottimo “We Come in Peace with a Message of Love” (1985). L’artista inoltre riprende a esibirsi dal vivo giungendo anche in Italia nell’Estate del 1988, seguito con rinnovata simpatia e da alle stampe un nuovo album “Take It to the Streets”(1990). Il nuovo decennio inizia però nel modo peggiore. Il 13 Agosto 1990, durante le prove di uno spettacolo, Mayfield viene travolto dall’impianto d’illuminazione staccatosi all’improvviso da suo supporto: l’incidente lo lascia paralizzato e costretto a vita su una sedia a rotelle. Il mondo della musica in questa occasione lo gratifica manifestando una grande solidarietà. Prima Bruce Springsteen inizia a cantare dal vivo “It’s All Right”, tratta dal repertorio degli Impressions, poi nell’arco di due anni giungono due tributi discografici alle sue canzoni che avranno una risonanza mondiale grazie ai celebri nomi che partecipano all’operazione e un Grammy Award alla carriera. Torna a sorpresa nel 1997 con un album fatto di un intimo e moderno soul “New World Order” che riporta il falsetto di Mayfield ai suoi tanti ammiratori. Nel 1999 entra nella Rock and Roll Hall of Fame come solista (era già stato ammesso nel 1991 come membro degli Impressions), ma pochi mesi dopo il 26 Dicembre, muore in seguito al peggioramento delle sue condizioni di salute, da tempo gravissime.

Dalla sua discografia vi propongo 4 tracce:

“Move On Up” da “Curtis”(1970) canzone tra le più rilette e coverizzate in seguito da altri grandi artisti, della durata di quasi 9 minuti

“We Got to Have Peace” singolo dell’album “Roots”(1971) il video è tratto da un Live dall’Old Grey Whistle Test

“Pusherman” dall’album “Super Fly”(1972) pezzo straordinario funky, intriso profondamente di umori urbani (grazie alle chitarre), ma allo stesso tempo intimamente tribale (con le congas che richiamano il battito ancestrale Africano).

“Freddie’s Dead” dall’album “Super Fly”(1972) arriva in vetta alle classifiche, la traccia si protrae con un caracollare swingante e si distende tra una chitarra liquida e il falsetto di Mayfield su una base ritmica funky.

 

pagina wikipedia

 

 

MOVE ON UP – 1970 – live

 

 

 

WE GOT TO HAVE PEACE – 1971

 

 

 

PUSHERMAN – 1972 – live

 

 

FREDDIE’S DEAD – 1972

 

 

 

 

 

A DOMENICA PROSSIMA…

Curtis Mayfield – Il falsetto di Dioultima modifica: 2011-05-29T13:44:00+02:00da
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