LO SPELEOLOGO
di NICOLAS ICARDI
I Green On Red sono un gruppo californiano, nato precisamente a Tucson, in Arizona nel 1980, dalle ceneri dei Serfers gruppo formato nel 1977 da Dan Stuart (voce e chitarra), Jack Waterson (basso) e Buddy Van Christian (batteria) cui si unirà a breve Chris Cacavas (tastiere). La loro musica era ancora influenzata dal punk californiano, mossi però dalla smania di farsi ascoltare decidono di uscire dalla ristretta scena di Tucson per dirigersi a Los Angeles, qui il gruppo è attratto da un nuovo movimento musicale, allora appena nato, chiamato Paisley Underground, una sorta di riscoperta del sound folk-psichedelico e garage degli anni ’60. Intanto avviene il primo avvicendamento nella band, via il batterista Buddy Van Christian e dentro il nuovo Alex Mc Nicol. Dopo il cambio di nome in Green on Red, nel gennaio 1981 i quattro si autoproducono 300 copie di un ep di cinque pezzi dal titolo “Two Bibles”. Seppur acerbo e poco curato, piace a Steve Wynn , leader degli emergenti Dream Syndicate che decide di produrre il successivo EP della band “Green On Red” uscito l’anno dopo. Il disco anche se rivela varie influenze, dalla psichedelia dei Velvet Underground e dei Doors al folk di Bob Dylan li fa entrare a pieno diritto tra gli esponenti di spicco del movimento Paisley Underground. Grazie sempre a Steve Wynn entrano in contatto con il produttore e musicista Chris Desjardins, che li assume alla Slash pubblicando il loro primo album “Gravity Talks” nel 1983. L’album oltre ad essere un autentico capolavoro rappresenta anche uno dei dischi più rappresentativi della scena californiana indipendente dei primi anni ’80 e gli eleva al pari di Dream Syndicate, Thin White Rope, Giant Sand e Rain Parade nelle prime fila del movimento Paisley. Il gruppo intanto ha imboccato la strada del recupero delle tradizioni dei ’60, riviste tuttavia in chiave elettrica, allontanandosi dalla psichedelia e abbracciando il folk-rock. La componente più caratteristica del loro sound è l’organo di Cacavas, strozzato e febbrile, di fatto lo strumento svolge la funzione che è tradizionalmente delle distorsioni chitarristiche. Fondamentale sarà però l’ingresso dal successivo album del giovane chitarrista Chuck Prophet. Dotato di una raffinata tecnica e con uno stile simile ai grandi J.J.Cale e Ry Cooder, Prophet contribuirà in maniera decisiva ad indirizzare i suoni della band verso sonorità più mature e “roots”. E’ proprio nel 1985 che esce “Gas Food Lodging”, album che supera anche il buon successo del precedente e segna un ulteriore avvicinamento alle coordinate stilistiche folk di Neil Young e Bob Dylan. La chitarra desertica di Prophet riempie i suoni combinandosi alla perfezione con le tastiere di Cacavas e dando una svolta rock al sound del gruppo. I Green on Red hanno raggiunto il giusto equilibrio tra le varie anime della band, ma i dissidi interni iniziano a farsi sentire. Il buon momento è comunque ribadito nel giro di pochi mesi dall’uscita dell’EP “No Free Lunch” (1985), che mostra una certa standardizzazione complessiva del suono votato più al country-rock voluto da Dan Stuart, ma la formazione è ai ferri corti. Il primo ad andarsene è Alex Mc Nicol (Keith Mitchell prende il suo posto) e a breve lo seguiranno anche gli altri. Il gruppo si sfalda definitivamente dopo l’uscita dell’album “The Killer Inside Me” (1987) album country-rock con tinte gospel che traghetta la band verso orizzonti carichi di storie amare e maledette e dove la psichedelica e i suoni adolescenziali sono completamente dimenticati. Le esigenze commerciali della Mercury hanno modificato il suono dei Green On Red, e i continui contrasti tra Stuart, personaggio scomodo ma essenziale per il gruppo, e i compagni, fanno il resto, anche Cacavas e Waterson lasciano il gruppo, continuando la loro carriera in altri gruppi o da solisti. Rimasto Stuart il solo padrone della sigla Green On Red, affiancato dal chitarrista Prophet e da altri musicisti, pubblica “Here Comes The Snakes” (1988) album più interessante del precedente, pieno di ballate acustiche e suggestive. L’anno dopo vengono pubblicati “Poor Ole Dan” Ep live registrato a Londra e l’album “This Time Around” (1989), di buon livello vede la partecipazione di due ex-Eagles. Due anni dopo e la volta di “Scapegoats” album country con venature blues, prodotto da Al Kooper, che riporta il gruppo a livelli creativi eccelsi. L’epitaffio della band è “Too Much Fun” (1992), album mediocre, con un Dan Stuart vittima delle proprie paranoie dovute anche all’abuso di alcol, che deciderà di intraprendere la carriera solista. Prophet proseguirà un onesta carriera fatta di alcuni album di buona fattura, mentre Stuart dopo un paio di dischi solisti poco riusciti svanisce nel nulla emigrando in Europa. Con la fine dei Green on Red cala definitivamente il sipario sul roots-rock degli anni ’80, uno dei movimenti più fruttuosi e allo stesso tempo sottovalutati dell’intera storia del rock americano. Forse solo i Giant Sand grazie all’ingresso nella band di nuovi musicisti riusciranno a trovare nuovi stimoli e nuovi percorsi mantenendo sempre alta la bandiera del desert-rock. Nel 2005-2006 il gruppo originario si riunisce per alcune esibizioni live celebrative ma che non porteranno nessuna novità discografica.
Dalla loro discografia vi propongo 5 tracce:
“Cheap Wine” dall’album “Gravity Talks” (1983) struggente ballata animata da una vena malinconica e crepuscolare e da una perfetta alchimia tra sonorità sixties e le nuove tendenze garage che infuriavano in quegli anni in America.
“Sixteen Ways” da “Gas Food Lodging” (1985) straordinario pezzo in cui si fa sentire l’ingresso del chitarrista Chuck Prophet nel gruppo, e che, con l’ombra ingombrante di Neil Young, si sposa con le sonorità acide e lisergiche della psichedelia. Il video è tratto da un’esibizione televisiva.
“Broken radio” da “Here comes the snake” (1988) ancora un’altra meravigliosa ballad crepuscolare carica di polvere del deserto e di malinconia.
“Little things in life” da “Scapegoats” (1991) dolce ballata acustica, dai forti sapori roots, suonata con un approccio intimo quasi domestico.
“Sun Goes Down” da “Scapegoats”, pezzo, lento e carico di tensione, rimanda alle classiche sonorità desertiche e western, forse il capolavoro dell’album.
I Green On Red piacciano o no, erano portabandiera di un roots-rock fuorilegge che unisce gli Stones e il Neil Young dei ’70 alle soundtrack dei film western anni ’60. Diranno che non hanno inventato nulla ma in un epoca dominata da Spandau Ballet e Duran Duran, i Green On Red rimangono a tutt’oggi un perfetto esempio di come questa generazione di musicisti in un epoca di tastiere e sintetizzatori, sia riuscita con onestà e talento a traghettare il passato nel presente, sono stati essenziali in quanto hanno tenuto accesa la speranza a tutti coloro che credevano ancora nel mito della strada e all’immagine del rock come espressione di libertà.
CHEAP WINE – 1983
Audio
SIXTEEN WAYS – 1985 – live
BROKEN RADIO – 1988
Audio
LITTLE THINGS IN LIFE – 1991
SUN GOES DOWN – 1991
Audio
A DOMENICA PROSSIMA…